Zone periferiche un peso o un vantaggio? Su questo si è articolato l’incontro tenutosi nell’Aula Magna della facoltà di giurisprudenza di Ferrara domenica 6 ottobre. Franco Arminio, paesologo, Fabrizio Barca, economista e politico, Antonia Carparelli, economista, Filippo Tantillo, ricercatore territorialista, Gloria Riva, giornalista sono stati i relatori del dibattito.

Bisogna iniziare a considerare queste aree interne, lontane dai servizi e isolate, come una risorsa, allontanarsi dagli stereotipi che le marchiano con l’etichetta del sottosviluppo e riconoscerne l’importanza socioeconomica. Infatti questo “territorio rugoso”, come lo definisce Barca, comprende il 60% della superficie italiana ed è abitato dal 25% della popolazione, dato che, però, è destinato a scendere a causa del fascino della comodità urbana.

Smontare i luoghi comuni per creare soluzioni comuni: a questo invitano i relatori. È necessario permettere a queste zone cosiddette “neglette” di sviluppare il loro potenziale, assumere la consapevolezza che, proprio queste ultime, hanno un’influenza non trascurabile sul PIL del Paese. Solo politiche territoriali efficaci possono interrompere la “decandenza” in cui stanno pian piano sprofondando “i paesi che ora sembrano morti che sono in realtà”, come dice Arminio, “le nostre madri e i nostri padri”, in quanto custodi della cultura e delle tradizioni nazionali.

Includere queste aree nel ragionamento politico: questo è l’unico modo per assicurare un futuro economicamente e culturalmente florido al nostro Paese.

 

Maria Guandalini, Caterina Marchini