Oggi, alla “Fondazione Giorgio Amendola”, gli autori Paul Ginsburg e Sergio Labate hanno tenuto una discussione incentrata sul legame che c’è tra la passione e la politica di oggi.
Nel loro libro, presentato durante la conferenza e intitolato appunto “Passioni e Politica”, cercano di spiegare come una buona politica necessiti della presenza costante di passione, cosi’ come una forte passione possa essere motivo scatenante nel voler fare una buona politica.
Storicamente la passione in politica ha assunto un aspetto negativo in quanto scambiata, spesso con ragione, per estrema voglia di potere e di prevalere sugli altri.
Gli autori raccontano come la politica di oggi stia subendo una carenza di idee, impassibile alla perdita di significato del “neoliberismo”.
Ci dovrebbe essere un ritorno ad un romanticismo politico e a un governo delle nostre passioni.
Poiché la passione, in politica, serve non a preservare quello che siamo, ma a migliorare la nostra situazione attuale, nonchè quella degli altri, dandoci un senso di soddisfazione e facendoci sentire più partecipi alla vita politica stessa.
In conclusione, secondo gli autori, combattere il senso di sfruttamento, specie nel mondo del lavoro, puo’ diventare la forma di linguaggio piu’ diretto tra vecchia e nuova generazione, come ci insegna l’esempio inglese di Corbyn e quello statunitense di Sanders.
La capacità di “autogoverno” – l’ascolto dell’avversario e l’autocontrollo durante le discussioni politiche – favorisce la caduta delle ostilità interpersonali per ricucire il tessuto sociale e civile e per ricominciare a coltivare e sviluppare le passioni oramai spente.
Matilde Manca, Liceo Copernico Torino
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