Quando Gavin Francis era ancora un bambino, desiderava con tutto il cuore diventare un cartografo. Il paesaggio e le sue trasformazioni, il viaggio e la scoperta di luoghi nuovi lo avevano sempre affascinato. Non avrebbe mai immaginato che la sua passione per la geografia potesse trasformarsi nell’amore per la medicina. Ma che cos’hanno in comune queste due discipline apparentemente così diverse tra loro? Lo scrittore lo ha spiegato vvenerdì 10 maggio al Salonr. Per Gavin l’avventuriero diventa medico e il corpo umano un paesaggio da scoprire. Come un ecosistema, all’apparenza semplice e spontaneo, è in realtà formato da tanti elementi complessi, anche il corpo umano, nella sua familiarità, è una macchina complicata.
Questo interesse lo porterà a diventare medico e a scrivere numerosi libri sulle sue esperienze lavorative. L’ultimo di questi è Mutanti, un testo che permette al lettore di viaggiare attraverso le trasformazioni del corpo umano. Il dinamismo e le trasformazioni caratterizzano l’uomo e tutte le altre forme di vita. Tutto nel mondo è in costante mutamento, dagli alberi che cambiano colore con il succedersi delle stagioni, alle molecole del sangue sempre in movimento. Lo stesso essere umano ha sempre cercato di catturare attraverso l’arte questo dinamismo: nel Cenacolo, ad esempio, Leonardo riesce a immortalare le diverse espressioni facciali degli apostoli, grazie al suo sapiente studio dell’anatomia umana.
Uno dei punti toccati dallo scrittore è il viaggio costante del sangue nelle nostre vene. La magia di questo viaggio era immaginata dai Greci come un mare di onde in tempesta il cui infrangersi produceva il battito cardiaco. Il cuore quindi rappresentava la “dimora dell’anima” e ancora oggi è considerato il centro vitale dell’organismo. Il suo corretto funzionamento è essenziale e quando ciò non avviene subentra la malattia. Anche il malessere fisico e psicologico è dunque trasformazione, che, in quanto tale, prevede la necessità di adattarsi al mondo circostante. Tutto questo è parte della nostra vita, che rimane a noi familiare nella sua mutevolezza.
Antonia Romagnoli e Emilia Ciatti, Liceo Ariosto
Liceo Ariosto di Ferrara
Nessun commento
Non ci sono ancora commenti, ma tu potresti essere il primo a scriverne uno.