Il Museo Ettore Fico, aperto da pochissimo tempo, sabato 16 maggio ha ospitato la presentazione dell’ultimo libro di Philippe Daverio: “Il secolo spezzato delle Avanguardie“.
Il noto critico d’arte, entrato nelle case di tutta Italia grazie al programma televisivo passepARTout, con lo scopo di trasmettere la bellezza della storia dell’arte, ha voluto proporre una diversa lettura dell’arte della prima metà del secolo scorso, con particolare riferimento all’importanza che hanno avuto le avanguardie.
«Fin dall’era di Giulio Cesare le avanguardie hanno fatto la storia dell’arte, pur non trattandosi di correnti artistiche particolarmente longeve» ha affermato l’autore che nel libro ci parla di artisti come Pablo Picasso, Umberto Boccioni, Vasilij Kandinsky e Gustav Klint.
Le avanguardie hanno sempre influenzato anche i cambiamenti in atto nella società; ne è stato un esempio, al culmine della sua crescita, la città-mito di New York: la grande mela veniva infatti considerata dalle altre città del mondo come un esempio da seguire.
Secondo Daverio molto importante è anche l’impatto che un movimento artistico può avere sulla società, «alcuni secoli sono stati più lunghi di altri» ha detto durante la conferenza. Ad esempio, vi sono stati periodi “lunghi”, testimoni di eventi importanti, come lo sviluppo dell’America, potenza mondiale, oppure l’unificazione dell’Italia in un’unica patria, con l’avvento del Risorgimento.
Il XX secolo invece, a causa delle due guerre mondiali, è stato molto più “breve” secondo il critico. Difatti i conflitti, iniziati con l’attentato di Sarajevo, si erano definitivamente conclusi con il nuovo ordine mondiale generato dall’esito finale degli scontri. Gli USA diventarono così importanti dal punto di vista internazionale che poterono fregiarsi del titolo di maestri dell’arte, a discapito del patrimonio artistico degli altri paesi del mondo.
La lezione di storia di Daverio non tocca solamente il passato: il critico ha considerato doveroso ricordare le vittime dell’attentato a Charlie Hebdo, alcune delle quali erano state suoi colleghi e partner lavorativi. Secondo l’autore, l’Europa potrebbe non risollevarsi mai dopo l’attentato alla redazione di un giornale che rappresentava la forma estrema della libertà di stampa e d’espressione.
Un’avanguardia deve sempre venire concepita da un piccolo gruppo di artisti esterno al grande movimento di cui fanno parte cosicché quest’ultimo, una volta riconosciuta la validità delle idee degli innovatori, possa inglobarlo e farsi da esso trascinare.
«Sperimentazione è la parola chiave! Solo individui capaci e sensibili sono in grado di generare arte d’avanguardia» ha sostenuto Daverio, pensiero questo che risulta in contrasto con l’ideale di coloro che invece credono che l’arte possa essere prodotta a bottega. Questo deve essere il messaggio di un libro che, tramite l’inserimento di splendide riproduzioni artistiche, tratta in maniera particolarmente delicata il XX secolo: un periodo complicato della nostra storia, in cui l’arte avrebbe passato un periodo di non-sviluppo se non fosse stato per l’entusiasmo degli avanguardisti delle varie correnti.
«Questo libro ha uno scopo: non ammaliare, ma ammalare il lettore. Vorremmo fare di voi dei patiti dell’argomento, quindi degli afflitti da patologia vera e propria. E farvi uscire dall’ovattata noia del museo tradizionale, quando pensate che l’unico premio sarà il coffee break nella caffetteria, e consentirvi invece di scoprire il virus che si nasconde in fondo all’anima d’ogni uomo e donna d’Occidente, cioè la contorsione della sua modernità» – Philippe Daverio
Daniele Alemanno – I.I.S. Primo Levi di Torino
Hind Chniny, Tutor SaloneOff
Nessun commento
Non ci sono ancora commenti, ma tu potresti essere il primo a scriverne uno.