“La famiglia Smeraldo è una fortezza nella Fortezza”.
Con questa breve frase Valeria D’Urbano riassume la situazione in cui il lettore si trova proiettato leggendo “Quella vita che ci manca”: il suo ultimo romanzo presentato dall’autrice nella sala incontri di “Centro Anch’io” ( il centro giovani di via Ada Negri 8/A, a Torino ), il 17 maggio.
L’ambientazione di questo romanzo è, come nel suo primo libro “Il rumore dei tuoi passi”, la Fortezza, il quartiere malfamato della periferia di Roma dove è nata e cresciuta la stessa Valeria.
Nel suo libro riesce quindi a presentare con estrema facilità e immediatezza il contesto sociale e abitativo di questo quartiere al quale è molto legata.
Questo romanzo ruota intorno alla famiglia Smeraldo, quattro ragazzi figli della stessa madre ma con padri diversi che vivono la loro vita attraverso espedienti ed episodi di microcriminalità, come furti di automobili e rapine nei supermercati.
In mezzo a questo difficile ambiente, c’è il protagonista Valentino, il più giovane dei fratelli, il quale ha ancora la speranza di andarsene dalla Fortezza e fare una vita migliore. Questo suo desiderio viene accresciuto dall’incontro fondamentale con Delia, una ragazza che non è della Fortezza e lo ama per la persona che è, non per come e dove è vissuto.
Valentino però vive un forte travaglio interiore, tra la volontà di cambiare vita e l’abbandono della sua “famiglia”.
Oltre alla passione tra i due giovani vi è un altro tema, che forse è un po il fulcro di questo romanzo, quello dell’amore famigliare che si è creato tra gli Smeraldo nonostante le forti differenze anche d’età tra i quattro.
Il loro nucleo famigliare è estremamente unito, quasi chiuso rispetto all’esterno, infatti non li vediamo mai frequentare altri ragazzi del quartiere, ma vivono le loro giornate tra loro e per loro stessi. Questo forte senso di unione è dovuto, anche e soprattutto,da uno dei fratelli Vadim, che è disabile, e intorno al quale tutti gli altri fratelli si stringono per proteggerlo, chiudendo il gruppo famigliare come se appunto fosse una “fortezza”.
Vadim è proprio l’elemento unificante tra questi quattro “fratelli” che altrimenti si perderebbero andando ognuno un po’ alla deriva.
Il messaggio fondamentale che l’autrice ha voluto trasmettere alla fine del suo romanzo è che, anche in contesti difficili quasi disperati come la Fortezza, è possibile uscirne con grande coraggio e volontà.
Valeria stessa ha fatto questo “passo” importante che ha completamente cambiato la sua vita, proprio come desiderava che fosse.
Questo incontro è stato di enorme importanza per il gruppo giovanile presente, in quanto ha dimostrato come sia possibile raggiungere i propri obiettivi anche dove sembra difficile se non quasi impossibile, come in queste realtà periferiche che troppo spesso vengono abbandonate a se stesse.
Alessandro Tassini e Matteo Zangheri, Liceo Classico Musicale Cavour.
mi sono avvicinata alla Fortezza con Alfredo……poi ho conosciuto bea , francesco, arianna…… ne parlo come fossero persone che conosco ed e questa la grandissima bravura di questa magnifica scrittrice….. essenziale, dura come i suoi personaggi che hanno un cuore grande : mi sono divorata Alfredo il rumore dei tuoi passi e ora la vita che ci manca…..splendidi! grazie di avermi fatto appassionare!