Ospite di ieri nella saletta del “caffè letterario”, sezione del Salone dove i profumi del caffè e la dolcezza delle parole dei romanzi si fondono a creare una poetica atmosfera, è stata la scrittrice Giuseppina Torregrossa con il suo nuovo romanzo “La miscela segreta di casa Olivares”, accompagnata da Chiara Valentino, altra nota scrittrice.

Il romanzo, definito polifonico per i numerosi passaggi da una voce narrativa all’altra, è il racconto di una semplice famiglia di tostatori di caffè, gli Olivares, famosa per la straordinaria qualità della miscela da loro preparata. La loro vita dipende dal caffè prodotto dal Drago: il grande tostatore di semi di cacao che fornisce loro il denaro utile per sopravvivere. Il caffè stesso sembra scorrere come linfa vitale nelle vene dei personaggi, i quali, al loro passaggio, lasciano un loro personale ed inconfondibile “aroma”.

La famiglia ha una particolarità: tutte le donne prendono nome da un fiore che, con le sue caratteristiche, rispecchia della personalità di colui a cui è associato. Genziana, la figlia più grande, è forte e tenace proprio come il fiore, dotato di un fusto robusto e di profonde radici che penetrano nella terra e traggono da essa la propria forza. La madre Viola, donna capace di sottostare al marito ma che, alla fine, riesce sempre a manovrarne le azioni, è dotata di una straordinaria abilità: la veggenza. Il fondo sporco di una tazzina di caffè diviene, infatti, sotto il suo sguardo, più chiaro di qualunque mappa.

Tutto il racconto è ambientato a Palermo, città che, durante la seconda guerra  mondiale, si ritrova a vivere un passaggio fondamentale nella sua storia. Nel 1943, prima dell’occupazione da parte degli alleati, subisce numerosi bombardamenti che ne distruggono abitazioni e monumenti. Gli Americani dopo averla presa e liberata dalle autorità nazi-fasciste, ripartono lasciando dietro di se una popolazione priva di una classe dirigente, e la Mafia, scaltra, riesce a sfruttare quest’utile occasione, proponendosi come unico organo gerarchico in grado di amministrare la città, raggiungendo così il potere. La guerra cambia il volto di Palermo: Viola ed il signor Olivares muoiono nei bombardamenti, i due figli maschi si disperdono; anche la torrefazione della famiglia è minacciata economicamente dalla diminuzione della disponibilità di caffè, divenuto secondario durante il conflitto.

È qui che verrà fuori tutta la grinta e la determinazione di Genziana, l’unica sopravvissuta alla catastrofe, che, sola, si ritrova a dover affrontare la nuova e difficile situazione. Divenuto inutile il suo tentativo di continuare il mestiere della madre veggente, per la sua mancanza di empatia con i clienti, sarà solo il suo incontro con un suo passato amore, l’affascinante Medoro, appena ritornato in città, che potrà condurla fuori dal baratro.

L’intero racconto vuole essere una dimostrazione di quanta tenacia e personalità possano risiedere nell’animo delle donne che, come Genziana, pur essendo circondate da negatività e da personaggi poco rispettabili, continuano la lotta. Genziana stessa diviene quindi simbolo di una Palermo ancora pulsante e desiderosa di riscatto nei confronti della distruzione e della disonestà.

 

Articolo di Lorenzo Modena

Liceo Scientifico Michelangelo Grigoletti, Pordenone