Oggi all’Independents’ Corner del Salone del Libro Francesco Permunian ha presentato un altro dei suo lavori letterari, in cui rivive il passato della sua terra, l’amato Polesine, devastato dall’alluvione del 1951 e terra povera, ma ricca di tradizioni e storie. Proprio le storie sono le protagoniste del nuovo romanzo La polvere dell’Infanzia, corredato da fotografie in bianco e nero di Duilio Avezzù, che già nelle sue mostre ha esposto più volte immagini e volti della povera gente del Dopo Guerra. Permunian si è soffermato sul valore del passato e sull’importanza di non dimenticare quello che è stato, che compone la nostra storia e quella della nostra patria; nel romanzo fa rivivere i luoghi della sua infanzia e le persone che l’hanno colpito, ma non solo, infatti molti personaggi del racconto sono comuni, persone di cui ha scovato la storia e a cui ha deciso di dar nuova vita. Malgrado il carattere grottesco dell’opera essa risulta vivace e avvincente, proprio perchè tratta di terre povere e spesso ai margini, ma nel romanzo viene messo in luce quanto questa terra sia stata per i suoi abitanti una vera e propria madre, il cui ricordo indelebile e inamovibile richiama alla memoria i propri figli.
Francesco Permunian ironizza sulle tradizioni della sua terra, abitata da persone che si scordano dei problemi grazie “alla chiesa oppure all’osteria”. Infatti nel Polesine il vino è una tradizione fortemente radicata, quel “vinaccio schifoso” che, secondo l’autore, rende alcolizzati i ragazzi che fin da giovani vengono abituati a questo vizio. Questi discorsi però non hanno più senso quando si pensa al Polesine di oggi, che si è andato spopolando dopo l’alluvione del ’51, con molti giovani che hanno raggiunto Milano e Torino. Per questo Francesco Permunian si rifugia nel suo mondo di ricordi, e forse anche noi giovani dovremmo imparare a ricordare.
Mattia Sacchero e Enrico Saggiorato
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