“Per voi sognatori
ignorati dalla scuola
non avete mai vinto un premio
ma lo riceverete in futuro.”

Definita dal Sunday Times “un genio eccentrico”, Sally Gardner nata a Birmingham e cresciuta nei pressi di Londra, è una pluripremiata autrice inglese.
I suoi genitori si sono separati quando lei aveva appena cinque anni e, nella sua infanzia, è stata vittima di bullismo perché soffriva e soffre tuttora di una grave forma di dislessia come il protagonista di questo romanzo, Standish. A undici anni era stata classificata come “ininsegnabile”, a quattordici non sapeva né scrivere né leggere.
Sally sostiene con convinzione che la dislessia non è una disabilità, ma un dono che favorisce la creatività. Questo è il primo libro in cui l’autrice affronta questo tema a lei molto caro.
Sally Gardner sarà presente al Salone del Libro di Torino lunedì 20 Maggio 2013 alle 10.30 nello spazio Book.

Il romanzo Il pianeta di Standish, edito da Fentrinelli, è ambientato in Gran Bretagna  in un 1950 alternativo, dove  Standish vive con suo nonno Harry nella Zona Sette, la zona in cui la Madrepatria reclude gli impuri e i dissidenti.
Regna un clima di terrore sotto il regime brutale della Madrepatria.

Ma Standish, un ragazzo di quindici anni con un occhio azzurro  e uno marrone, è l’unico che vede il mondo con occhi diversi, ha “(…) un’immaginazione che soffia nel parco, non vede nemmeno le panchine, nota solo che non c’è cacca di cane dove dovrebbe esserci cacca di cane”(p. 9).

Il suo sogno è andare con il suo migliore amico Hector, un ragazzo bello e forte, sul pianeta Platone, con un razzo di cartapesta.
Un giorno viene annunciato un grande avvenimento, che dovrebbe cambiare la storia dell’umanità: giovedì 19 luglio 1956 la Patria lancerà un razzo sulla luna. Standish decide di affrontare un esercito totalitario per dimostrare la falsità della Madrepatria:  “Mi stupisce che nessuno sia insorto a strozzarla, questa stronza.” p.164
La conclusione di questa storia ci fa capire che Standish non è un ragazzo stupido come tutti pensavano,  ma invece ha un preziosissimo dono e un grande coraggio. Come dice Sally: “la dislessia è come un cubo di Rubik : ci vuole tempo per capire come trattare con essa ma, una volta capito, può essere il dono più meraviglioso.”

“Mi sto chiedendo e se.
E se il pallone non fosse finito oltre il muro.
E se Hector non fosse mai andato a cercarlo.
E se non si fosse tenuto per sé l’oscuro segreto.
E se…
Allora immagino che mi starei raccontando un’altra storia. Insomma, i se e i ma sono infiniti come le stelle.”

Sara Tormena, Sara Scaramuzzo e Giorgia Montefusco, 3 H, SMS Caduti di Cefalonia, reporter Fuorilegge