
La quarta edizione dell’Ibby camp di Lampedusa è cominciata il 16 novembre e si concluderà il 22. Le prime tre erano state organizzate per sostenere l’apertura di una biblioteca per ragazzi sull’isola, progetto al quale IBBY Italia lavora dal 2012. Ora che la biblioteca esiste – anche se ancora dev’essere arredata e ristrutturata – l’iniziativa resta un’occasione per lavorare con i ragazzi dell’isola e per chiedere a gran voce che ogni bambino, ovunque nel mondo,
abbia lo stesso diritto nell’accesso alla cultura del suo tempo e che ogni essere umano che cresce possa avere una storia da leggere.
Ibby è l’acronimo di International Board on Books for Young people. È un’organizzazione non-profit, una rete internazionale di persone e associazioni di tutto il mondo impegnate nel far incontrare libri e bambini. Che è ciò che succede a Lampedusa in questi giorni. Una ventina di volontari da diverse parte dell’Italia (e non solo), con diverse competenze – scrittori, illustratori, librai, animatori culturali – daranno vita in sei giorni a quasi settanta eventi di ogni tipo: incontri con le classi dalle elementari alle superiori, corsi di formazione per gli insegnati, animazione pomeridiana in biblioteca. Al centro ci sono loro: i libri, le storie, le domande, e i bambini.

La biblioteca è il cuore pulsante dell’esperienza, la centrale elettrica di questa energia positiva. È un luogo sostanzialmente gestito dai ragazzi stessi. Divisi in turni, i giovanissimi volontari fanno le tessere, compilano le schede del prestito, mettono in ordire i libri. In via Roma, la via centrale del paese, nella solitudine autunnale la biblioteca per ragazzi illumina la strada, il cuore e la fantasia di chi passa. È diventata luogo di ritrovo per quelli delle medie e del biennio, di gioco per i più piccoli, e poi ci sono loro, le storie, i racconti, i libri arrivati in quantità da tutto il Paese. E quando hai tutti ‘sti libri attorno, anche se magari non ci hai mai pensato prima, magari ti viene voglia di prenderne in mano uno, sfogliarlo e se uno ti piace in modo particolare, portartelo a casa. L’educazione alla lettura passa anzitutto dalla presenza fisica dell’oggetto libro, dalla sua prossimità, dal non avere vetri, porte o regole che limitino il contatto con la le pagine.
A Lampedusa su seimila abitanti ci sono oltre mille, tra bambini e ragazzi. Oggi a scuola mi dicevano: Qui mancano tantissime cose. Cosa? ho chiesto loro. Hanno detto: Ad esempio un teatro, un cinema. Ora, grazie all’impegno di Ibby, ne manca una di meno. Su mille ragazzi, cinquecento hanno già fatto la tessera della biblioteca. Il sindaco Giusi Nicolini ha anche assicurato che l’ultima fase – la ristrutturazione del locale – dovrebbe cominciare e concludersi entro poco. La biblioteca di Lampedusa ha ovviamente un significato simbolico enorme, ma non è quello cui pensano i ragazzi dell’isola, che della carica iconica della loro terra cominciano a essere stufi. Mi hanno detto: La nostra vita quotidiana non comprende sbarchi e televisioni. Ciò che desideriamo è avere le stesse possibilità dei nostri coetanei che vivono in altre zone d’Italia, niente di più, niente di meno.

Tuttavia: non dimentichiamo come tutto è iniziato. L’idea di portare
silent books,
libri muti, libri illustrati senza parole, ai bambini migranti di passaggio. I libri muti sono una risorsa straordinaria per chi si trova a lavorare con bambini di ogni parte del mondo. E ce ne sono di meravigliosi, veri e propri ponti su cui incontrarsi, ciascuno provenendo dal proprio universo culturale. Storie generatrici di meraviglia e speranza, antidoti alla rassegnazione. Ecco, in questo senso la funzione delle storie che dalla biblioteca entrano nelle case dei ragazzi lampedusani è la stessa dei
silent books raccolti per i loro coetanei migranti. Sono libri-luce, libri-finestra che si affacciano tanto sul passato quanto sul presente e sul futuro, libri-guida che alimentano i sogni da perseguire, con coraggio e determinazione.
Fabio Geda, nostro inviato speciale a Lampedusa
Anche la foto sono di Fabio Geda(Grazie!!!!)