Gli studenti del liceo Classico Massimo D’Azeglio  di Torino,  che hanno preparato l’intervista a  Andrew O’Hagan per la nostra rassegna #giorniselvaggi che porta spesso scrittori internazionali anche nelle scuole, ci hanno mandato il loro resoconto dell’incontro con l’autore. Ringraziamo i ragazzi, i tutor della scuola Holden che li hanno aiutati a prepararsi, le professoresse Elsa Robert e Tiziana Cerrato che li hanno accompagnati in questa avventura.

In data 28/11/2017 presso l’Aula Magna del Liceo Classico Massimo D’Azeglio, nell’ambito del progetto “Giorni Selvaggi” indetto dal Salone Del Libro, si è tenuto un incontro con lo scrittore Andrew O’Hagan che si è reso disponibile a rispondere ad alcune delle domande postegli dalla classe II B del Liceo riguardo la sua ultima opera recentemente pubblicata da Adelphi.

Il romanzo “La vita segreta” costituisce la prima esperienza dell’autore in qualità di “ghostwriter”, nell’ambito della quale egli ha trascorso lunghi periodi a contatto con due dei più celebri “fantasmi della rete”: Julian Assange, inventore di WikiLeaks, e Satoshi Nakamoto, promotore della criptovaluta. Tale vissuto ha stimolato diverse riflessioni del romanziere riguardo alla propria attività, spesso alimentata dalla creatività di chi scrive, che trova però gli spunti di riflessione più ricchi e accattivanti nell’osservazione della realtà che ci circonda.

In quest’ottica il personaggio di Assange si è rivelato essere una figura complessa che, pur essendosi fatta carico della responsabilità di rivelare al mondo segreti di portata internazionale, non ha dimostrato la capacità di tollerare e rivelare i propri: ormai appartenente al mondo digitale pareva autoinventare se stesso, coniandosi come più individui differenti.

Nell’ambito di una biografia non autorizzata lo scrittore è stato quindi coinvolto, in seguito ad una collaborazione semestrale per la pubblicazione del romanzo, in cause legali che  ostacolavano la divulgazione degli avvenimenti realmente accaduti: in merito al racconto di una verità si è però dichiarato disposto a perseguire comunque la pubblicazione dell’opera, intendendo questo gesto come atto di difesa della posizione dei lettori stessi.

L’attività di romanziere di O’Hagan si è sviluppata attorno all’analisi del rapporto tra fama e identità, che ha interessato l’autore attraverso vicende autobiografiche alimentando alcuni interrogativi a cui  egli ha tentato di fornire una risposta pubblicando i testi che avrebbe desiderato poter leggere per soddisfare la propria curiosità e ampliare in merito la propria conoscenza. La dimensione della fama, a cui tutti nell’era digitale possono avere accesso senza vantare particolari meriti, è stata da lui definita come “una delle destinazioni della vita umana, a causa della quale si alimenta l’illusione di poter condurre un’esistenza oltre il limite, la patologia dei tempi moderni”

Esplorando i meandri della rete Andrew O’Hagan ha intrapreso un esperimento virtuale, nell’ambito del quale ha riesumato, attraverso alcuni social network, l’identità di un ragazzo deceduto in giovane età, il cui impatto sul mondo si è rivelato maggiore in questa circostanza rispetto a quanto non lo fosse stato negli anni in cui aveva effettivamente vissuto. Questa figura fittizia, definita dall’immaginazione dell’autore, si è rivelata dotata di coscienza propria e ha condotto, come indipendentemente dalla volontà dell’artefice, una nuova esperienza di vita autonoma per quanto irreale. A conclusione dell’esperimento lo scrittore si è dichiarato quasi impossibilitato a “disinventare” tale profilo virtuale, resosi autore di se stesso: di questo moderno Frankenstein è rimasto in seguito solo uno spoglio appartamento vuoto, affittato a suo nome nell’ambito della prova, colmo di lettere a lui intestate illuminate da una luce al neon, come in un’installazione di arte moderna che non è permesso comprendere a pieno e che in qualche modo incantandoci ci disorienta.

L’autore è stato poi contattato dall’inventore della criptovaluta, interessato a dare voce alla sua storia, definita dal biografo stesso misteriosa, ossessionante e rivelatasi distruttiva, che O’Hagan si è dichiarato capace di raccontare unicamente redigendo un saggio. In merito alla possibilità di ciascuno di noi di disporre, come diceva Andy Wharol, di “quindici minuti di celebrità”, la vera ricchezza si è rivelata essere, secondo lo scrittore, l’anonimato, inteso come la possibilità di conquistare per sé un posto sicuro dalle intrusioni della rete e della fama, dove poter essere ricordati e apprezzati unicamente per il fatto di essere noi stessi, anche se sconosciuti. Analogamente a quanto si afferma nel Grande Gatsby ciò che conta è quindi la comunicazione tra anime diverse: Andrew O’Hagan ha concluso trasmettendo la necessità di capire l’importanza fondamentale del sentimento umano che rischia di essere vanificata nella rete, la cui dimensione deve essere regolarizzata e civilizzata da un nuovo illuminismo proposto dalle generazioni future il cui compito sarà quello di tutelare l’equilibrio tra la propria libertà e quella altrui.

Gli studenti del liceo D’Azeglio