È giovedì pomeriggio e c’incamminiamo verso una struttura fatiscente che a noi, ancora intrappolate nelle mura del nostro liceo, incute un po’ di timore, ma il Campus Einaudi ci accoglie con gentilezza e ci troviamo senza troppe difficoltà nell’aula magna dell’Università.

 

Il protagonista del nostro primo incontro del Salone Off è Amitav Ghosh, uno dei più conosciuti scrittori indiani, nonché insegnante e ricercatore universitario. Se oggi abbiamo l’onore d’incontrarlo è grazie a Daniela Fargione, professoressa del dipartimento di Studi Umanistici presso l’Università di Torino, la quale dopo averlo incontrato a New York, dove lo scrittore vive tutt’ora, ha colto l’attimo proponendogli di venire a Torino, per sostenere e partecipare a una sua lezione.

 

Carmen Concilio, professoressa del dipartimento di Lingue, Letterature straniere e Culture moderne, ha definito la cosiddetta “trilogia della Ibis” dell’autore, composta da tre volumi, un literatury monument e un masterpiece. In Italia questi tre volumi sono stati pubblicati con la magistrale traduzione di Anna Nadotti e Norman Gobetti, entrambi torinesi: si tratta, inoltre, della prima traduzione dei romanzi di Amitav Ghosh editata in Europa.

 

L’incontro di oggi, dal taglio forse troppo universitario ed elitario, è stato introdotto dal professor Roberto Beneduce del dipartimento Culture, Politica, Società e verteva sui cambiamenti climatici e del rapporto che essi hanno con l’uomo.

 

L’uomo, secondo Amitav Ghosh, è altamente influenzato dai cambiamenti climatici, ma stenta a riconoscerlo. Un esempio lampante è la siccità che ha colpito la Siria nel 2005 e successivamente nel 2008, una siccità che ha scatenato sommosse popolari divenute poi vere e proprie guerre civili. Un dato di fatto che, tutt’ora, la maggior parte dei siriani nega. Ciò accade perché al centro della nostra concezione del mondo e della storia vi è l’uomo e, attribuendo ai cambiamenti climatici la causa scatenante delle sommosse, si fa perdere a quest’ultime il loro carattere umano, mettendo in dubbio la volontà di scelta, la libertà e il libero arbitrio dell’uomo.

 

Grazie alla domanda di Daniela Fargione, che lei stessa definirà successivamente una domanda appositamente provocatoria, si arriva a parlare del rapporto tra la letteratura e i cambiamenti climatici.

Perché la letteratura ha difficoltà a trattare l’argomento?

Sono pochi gli scrittori che sono riusciti ad approcciarsi al tema, tra cui anche Amitav Ghosh, ma tanti altri trattano dei cambiamenti climatici in modo fantasioso intendendoli come eventi futuri da noi lontani, quando in realtà fanno parte della nostra quotidianità. Ghosh risponde dicendo che la strumentalizzazione dell’arte al fine di fare propaganda su un tema così delicato e importante sarebbe probabilmente controproducente. La sensibilizzazione e la pedagogia devono avvenire, dunque, tramite altri mezzi. Bisogna, secondo Amitav Ghosh, che sia lo stesso autore a focalizzarsi sulla propria stessa consapevolezza rispetto al mondo che lo circonda.

 

Una consapevolezza che Amitav Ghosh ha dimostrato di avere nei suoi romanzi. All’inizio dell’incontrato, l’autore nato a Calcutta ha esordito dicendo che scrivere è un bel mestiere, un lavoro fortunato e privilegiato. Altrettanto privilegiato è, del resto, poter leggere le sue opere.

 

Liceo Classico e Musicale “Cavour”,

Cristina Ganz e Federica Antonioli.